Jaques Derrida legge la vastissima opera di Artaud nel segno del "superamento" della metafisica così come lo intende Heidegger, indicando nello "stare sul limite" il luoggo stesso che, rispetto alla historia della etafisica, "non è né dentro né fori". Leggere Antonin Artaud al di qua di questo desiderio di riaproppiazione di sé (di qualsiasi retorica del "corpo propio") e della consanna di tutto ciò che egli identificava come l´improprio che investe, come si sa, la filosofia, la politica, la tecnica e, più in generale, le protesim i derivati, i suporti, l´artificiale insomma, contro cui si scaglia in Pour en finir avec le jugement de Dieu.